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    Milano, neonato abbandonato con un biglietto: “Sua mamma è morta di parto, io non posso occuparmene”

    Un neonato di circa un mese è stato trovato questo pomeriggio nell’androne di un palazzo di via degli Apuli, a Milano. Il piccolo era avvolto in una coperta e accanto a lui c’era un biglietto scritto in arabo che recitava: “Sua mamma è morta, lascio il bambino da voi. Io abito qui vicino ma non mi conoscete”.
    A dare l’allarme è stato un inquilino del palazzo, Gamal Ghobrial, un egiziano di 53 anni, che si è trovato il fagotto davanti alla porta di casa. “Appena uscito dalla porta ho trovato il bambino. Era calmissimo, non piangeva”, ha raccontato l’uomo.
    Sul posto sono intervenuti i carabinieri e il 118, che hanno trasferito il neonato in ospedale per i controlli. Il piccolo è stato trasportato in codice giallo al pronto soccorso della clinica De Marchi di Milano, dove è arrivato attorno alle 17.40. Dai primi controlli le sue condizioni sembrano stabili.
    I carabinieri stanno ora indagando per cercare di risalire ai genitori del bambino. Le indagini si concentrano sul biglietto scritto in arabo, che potrebbe fornire un indizio importante per identificare la madre.
    L’abbandono di un neonato è un reato grave, punito con la reclusione da 6 a 12 anni. In Italia, però, esiste la possibilità di lasciare il proprio figlio in ospedale in modo anonimo, attraverso la “culla per la vita”. Si tratta di un dispositivo sicuro e riservato che permette alle madri di consegnare il proprio bambino in modo sicuro, senza essere identificate. LEGGI TUTTO

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    L’EPISODIO Ragazza violentata a Milano, arrestato un calciatore rumeno di Serie D

    Era uscita di casa, di notte, dopo una lite coi genitori, alla periferia di Milano. Lei, da poco maggiorenne, ha incontrato un uomo lungo la strada, con cui ha cominciato a chiacchierare. Lui l’ha portata in un luogo appartato e l’ha sfidata a bere tutta la bottiglia di vodka che la giovane aveva con sé. Poi, quando la vittima era ubriaca, le ha usato violenza.Stanislav Bahirov, 25enne nato in Ucraina ma cittadino romeno, che gioca come attaccante in Serie D nella Vogherese, per il gip che ha disposto il suo arresto ha mostrato “particolare determinazione a delinquere” oltre che ad aver abusato “delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della vittima”.
    Al rifiuto della ragazza, la notte del 22 ottobre dell’anno scorso l’aveva condotta “in una zona ancor più appartata”. Nonostante la giovane si trovasse “in condizioni di evidente fragilità”, “non ha esitato a indurla a bere ulteriore vodka per riuscire a vincere ogni sua forma di resistenza”. Le modalità dell’azione sono indicative di “un’attività non del tutto occasionale”.
    Il giudice sottolinea infatti come fu identificato dagli agenti della Squadra Mobile che indagavano sul caso e tenevano sotto osservazione la zona per individuare il responsabile “mentre si aggirava”, circa un mese dopo l’aggressione, “nello stesso luogo, in condizioni di tempo e di orario analoghi” a quelle della notte delle violenza.
    “Tale circostanza – annota il giudice – desta sicuramente allarme in quanto l’uomo si trovava, ancora una volta, in orario notturno, solo e senza apparente ragione in prossimità di un parco”. “E’ quindi ben possibile che egli stesse portando avanti un’attività di monitoraggio di quella zona in cerca di nuove occasioni per perpetrare ulteriori condotte violente”.
    La giovane vittima non ha avuto tentennamenti nel descriverlo, non appena soccorsa, e, nonostante lo choc, ha indicato i luoghi e gli orari con precisione (i tabulati telefonici elaborati dagli investigatori della Mobile davano Bahirov sul posto a quell’ora). Né ha avuto dubbi quando si è trattato di riconoscerlo sull’album fotografico. Ci sono poi le telecamere di sorveglianza che hanno ripreso l’incontro e i due mentre verso il parchetto; quando l’uomo se ne è andato e anche quando la ragazza, terrorizzata e barcollante è tornata verso la strada dove è stata soccorsa da un passante che ha dato l’allarme. LEGGI TUTTO

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    Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, incontra Sindaci, i Prefetti e i Questori di Roma, Milano e Napoli

    “Abbiamo condiviso” ha dichiarato Piantedosi “l’apprezzamento per il miglioramento delle condizioni di sicurezza nelle stazioni delle tre città metropolitane. In un clima costruttivo e di piena sintonia abbiamo ritenuto di estendere i dispositivi di controllo anche alle aree esterne degli scali ferroviari con il contributo dei militari assegnati con l’ultima manovra di bilancio e del personale della Polizia ferroviaria”.
    Nel corso della riunione il titolare del Viminale ha sottolineato, tra l’altro, le risorse finanziarie che sono state destinate nel 2023 ai tre capoluoghi nell’ambito del “Fondo per la sicurezza urbana”, per un importo complessivo di oltre 13,5 milioni di euro, con un incremento di circa 3,8 milioni rispetto alle somme inizialmente stanziate.
    Piantedosi ha poi evidenziato i risultati delle operazioni interforze ad “alto impatto”, condotte presso le stazioni ferroviarie e le principali aree di aggregazione. Dal 16 gennaio 2023 al 22 gennaio 2024 sono stati in tutto 442 i servizi interforze realizzati nelle tre città, con l’impiego di 40.056 unità delle Forze di polizia e oltre 3.000 agenti delle polizie locali. Oltre 400.000 le persone controllate e più di 1.000 gli stranieri espulsi.
    È stato inoltre sottolineato dal Ministro l’impegno del Governo che ha permesso di potenziare, grazie a nuove assunzioni e ad uno snellimento delle procedure concorsuali, gli organici delle Forze dell’ordine e di aumentare a 800 unità il contingente dell’Esercito destinato a rafforzare i dispositivi di presidio e controllo nelle stazioni delle maggiori città del Paese. Nel 2024 solo a Roma saranno 205 i militari impegnati a garantire maggiore sicurezza negli scali ferroviari, 174 a Milano e 116 a Napoli.
    In tale ambito, allo scopo di individuare le aree in cui dovranno essere svolti i servizi di controllo e prevenzione, verranno convocati appositi comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica nel corso dei quali saranno anche analizzate quali ulteriori iniziative saranno necessarie intraprendere per superare i fenomeni di disagio e marginalità sociale, in considerazione dei riflessi che producono sulla percezione di sicurezza. LEGGI TUTTO

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    Milano, costringe la fidanzata 16enne a prostituirsi con 40 uomini: arrestato

    Ha costretto la sua fidanzata di 16 anni a prostituirsi con almeno 40 uomini tra ottobre e lo scorso gennaio, affermando che doveva saldare un presunto debito di droga.
    Quando la loro relazione si è conclusa, il ragazzo ha iniziato a pubblicare su Instagram della ragazza foto intime di lei. Un 27enne italo-marocchino è stato arrestato ieri sera dai carabinieri, su ordine del giudice per le indagini preliminari di Milano, Alberto Carboni, con l’accusa di sfruttamento della prostituzione, revenge porn, atti persecutori e tentata estorsione.
    L’indagine è stata rapida, scaturita dall’intervento dei carabinieri chiamati lo scorso 16 gennaio dai genitori della ragazza dopo che la figlia aveva subito delle minacce dall’ex fidanzato.
    Gli accertamenti hanno rivelato che la vittima è stata picchiata più volte durante la relazione, una situazione confermata anche durante le testimonianze dei familiari e degli amici della giovane. LEGGI TUTTO

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    Piantedosi annuncia: “Incontrerò i sindaci di Milano, Roma e Napoli”

    Sui fenomeni legati alla criminalità “attenzioniamo soprattutto le aree metropolitane. A breve rivedrò i sindaci delle tre principali aree metropolitane, Milano, Roma e Napoli, per proporre loro soluzioni differenziate e specifiche nelle aree particolarmente afflitte da determinati tipi di problemi”.
    Così il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, oggi a Campobasso. “Roma e Milano, soprattutto – ha spiegato – soffrono di tutto quello che avviene non solo dentro le stazioni, ma in tutta l’area cittadina che riguarda la stazione. Qui stiamo cercando di concepire risorse, non solo di uomini, da mettere in campo per fare in modo di estrapolare quelle porzioni di territorio e farne oggetto di un piano di controllo straordinario”. LEGGI TUTTO

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    Aumentano i suicidi in carcere: 67 decessi da inizio anno

    Roma. Il numero dei suicidi in carcere in Italia continua ad aumentare. Da inizio anno al 10 dicembre, sono morti 67 detenuti, di cui 46 per impiccamento.
    Il dato è stato reso noto dal rapporto “Morire di carcere” di Ristretti Orizzonti, che ha censito tutte le morti avvenute in prigione nel corso dell’anno.
    La situazione è particolarmente grave nelle carceri di Roma e Milano, dove si sono registrati rispettivamente 4 e 3 suicidi. In questi due istituti, i detenuti si sono tolti la vita impiccandosi, soffocandosi con piccole bombole di gas o bruciandosi.
    Altre carceri in cui si sono verificati più di un suicidio sono Terni (3), Taranto (3), la sezione femminile di Torino (3), Milano Opera (3), Verona (3), Pescara (3) e Venezia (3).
    In alcuni casi, i detenuti si sono lasciati morire facendo lo sciopero della fame. È accaduto ad Augusta, dove due detenuti si sono tolti la vita dopo 40 giorni di digiuno.
    Il rapporto di Ristretti Orizzonti denuncia la grave situazione di sofferenza che si vive nelle carceri italiane. I detenuti sono spesso sottoposti a condizioni di sovraffollamento, degrado e isolamento, che possono portare a gravi problemi psicologici e a gesti estremi.
    L’associazione chiede alle istituzioni di intervenire urgentemente per migliorare le condizioni di vita in carcere e prevenire i suicidi. LEGGI TUTTO

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    Napoli, i rapina Rolex in trasferta “traditi” dal Dna su una mascherina

    Aveva trascorso tranquillamente in famiglia la festa dell’Immacolata nella sua casa ai Quartieri Spagnoli ma all’alba seguente è stato svegliato dalla polizia che lo ha portato in carcere dove trascorrerà le prossime festività natalizie e di sicuro qualche anno in più.Salvatore Dipino, 41 anni era l’unico della banda di trasferisti di Napoli, con base Quartieri Spagnoli, ancora libero. Gli altri due Giuseppe Pica di 50 anni e Mariano Conte, di 40 anni, sono ritenuti responsabili di quattordici rapine, di cui dodici riuscite, di Patek Philippe, Hublot e Rolex. Agli altri due l’ordinanza cautelare è stata notificata in carcere, al primo e agli arresti domiciliari per il secondo.

    Le indagini sono state condotte dalla quinta sezione della Squadra mobile di Milano, diretta da Marco Cali’ e guidata da Francesco Federico. Gli investigatori sono risaliti ai tre rapinatori grazie a due elementi: una mascherina usata durante una delle rapine, da cui è stato estratto il Dna; l’abbandono di uno scooter nei pressi di un comando dei carabinieri.
    Le indagini hanno permesso di ricostruire il modus operandi della banda, che si spostava a Milano da Napoli per rapinare persone facoltose. I rapinatori, una volta individuata la “preda”, l’avvicinavano e sotto minaccia di una pistola semi-automatica, si facevano consegnare i preziosi orologi.
    Il 41enne, Mariano Conte, è stato in particolare inquadrato da una telecamera del comando interregionale dei carabinieri di via Marcora, a Milano, mentre scappava dopo un’aggressione in viale Montesanto.
    I dettagli delle indagini
    Le indagini della polizia di Milano sono iniziate a settembre 2020, quando sono state registrate le prime rapine di orologi di lusso. Gli investigatori hanno subito individuato una serie di elementi comuni alle rapine, come l’uso di scooter e la presenza di una pistola semi-automatica.
    Grazie alle telecamere di sorveglianza, gli investigatori sono riusciti a individuare i tre rapinatori e a raccogliere prove a loro carico.In particolare, la mascherina usata durante una delle rapine ha permesso di estrarre il Dna di uno dei rapinatori, che è stato poi identificato come Giuseppe Pica.
    L’abbandono di uno scooter nei pressi di un comando dei carabinieri ha invece permesso di identificare il 41enne Mariano Conte.Le indagini hanno poi permesso di ricostruire il modus operandi della banda, che si spostava a Milano da Napoli per rapinare persone facoltose.
    I rapinatori, una volta individuata la “preda”, l’avvicinavano e sotto minaccia di una pistola semi-automatica, si facevano consegnare i preziosi orologi. L’attività investigativa della polizia di Milano ha portato all’arresto di tre pericolosi rapinatori e ha messo un freno a una serie di colpi che avevano messo in allarme la città.
    @rirpoduzione riservata
    (nella foto un frame di una delle rapine violente a Milano e nel riquadro Salvatore Dipino e Giuseppe Pica) LEGGI TUTTO